Marco di Capua
Dal catalogo "Quattro artisti fuori strada"
Ottobre 2001
Claudio Marini, o dell' Estro, della Bizzarria e dell'Invenzione. Ti colpisce il
gesto negligente estranamente infallibile con cui ha percorso gli anni e le fasi
e i temi, manipolando materiali, estraendo impensabili bagliori cromatici da
sostanze che no, proprio non si sarebbe detto, mescolando la brutalità a non
so che tipo di grazia, in un cretipio di trovate e soluzioni e scelte cresciute
sopra una nota di spavaldo euforismo appena mitigato dall'ironia. Guardate
come oggi marini in qualche modo parodizzi Fontana: lo spazio che si
immagina ( e che Fontana avrebbe fantasticato immensamente vuoto) al di là
di queste superfici ferrose è occupato, intasato da un'emulsione di resina
sintetica. Come l'emergere - per gioco, per divertimento- di una vita prima là
dove più nulla poteva esserci? Ordinati sui bordi e confusi allegramente nel
mezzo, ecco e sono i miei fantasmi figurativi, una concatenazione di cellule,
uno sciame, uno stormo, una folla di teste in una piazza, il rimaginarsi di una
ferita vista al microscopio, un mucchio di cicche spente, un po' di costellazioni
morenti.