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Salvarsi dal
naufragio. Antonio Fraddosio/Claudio Marini
a cura di Gabriele Simongini
Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa
Borghese
6 maggio – 19 giugno 2016
Inaugurazione giovedì 5 maggio
ore 18.00 – 21.00
Preview
per la stampa: giovedì 5 maggio ore 11,30-13,30
Comunicato
Stampa
Roma, marzo 2016
Sulla spinta emozionale delle verità drammatiche messe
a nudo dagli incessanti movimenti di migranti, dalla crisi d’identità europea e
dalla minaccia terroristica, due artisti come Antonio Fraddosio e Claudio
Marini hanno iniziato, senza conoscersi, a dare forma a quell’inquietudine
quasi apocalittica che agita il mondo col suo vento di follia. E a Gabriele
Simongini è bastato solo cogliere la sintonia sorprendente fra le loro visioni
pur così individualmente personali e metterle in dialogo al Museo Bilotti,
nella mostra Salvarsi dal naufragio. L’iniziativa è promossa da Roma Capitale-Sovrintendenza Capitolina ai
Beni Culturali.
Il
titolo della mostra si fonda sulla constatazione che a doversi salvare
dal naufragio non sono solo i poveri migranti ma anche noi europei colpiti da
una profonda crisi morale, arroccati nel cieco egoismo dei singoli nazionalismi
e ormai indifferenti perfino a quel rispetto dei minimi diritti umani che ci
hanno finora definiti e uniti come europei. Le opere di Fraddosio e Marini, fra pittura e scultura, riflettono l’evoluzione
apocalittica ed emergenziale di eventi e fenomeni inizialmente sottovalutati da
tutti, soprattutto dai cosiddetti poteri forti, proprio quelli che hanno dato
una spinta determinante a scatenarli. Ecco allora l’inquinamento ambientale
planetario, il terrorismo più spietato, gli scontri etnici sempre più violenti
e sanguinosi, e soprattutto l’immane afflusso di migranti che non conosce
limiti, trasformando il Mediterraneo, come è stato detto, da “mare nostrum” in
“mare monstrum”. In queste opere c’è scritta in controluce la trascinante ed
invincibile forza della vita che spinge i migranti ad attraversare mari su
imbarcazioni di fortuna, a scalare muri, a percorrere centinaia di chilometri a
piedi col timore fondato di essere respinti. Fra le trenta opere esposte diventano
simboli concreti dell’inquietudine odierna le bandiere, chiuse in gabbia, sgualcite, strappate, liquefatte, vessilli in crisi e spogliati di
qualsiasi retorica celebrativa. Ecco allora, nell’inquieto sommovimento materico
che unisce i due artisti, opere come La Bandiera
nera nella gabbia sospesa, Le onde
nere o i dodici pannelli de L’isola
nera di Fraddosio, oppure le bandiere nere (Iraq, Italia, Usa, Siria,
ecc.), Zona Pericolo, il ciclo Mediterraneo di Marini.
Il catalogo
della mostra, edito da De Luca Editori d’arte, è arricchito da un testo di Alberta
Campitelli e da un saggio di Gabriele Simongini.
Si ringrazia la
Banca Popolare del Lazio per il sostegno.